Il coronamento gotico

Coronamento gotico 1Il profilo delle facciate della basilica è cinto in alto da una vera e propria corona di marmi bianchi, che conferisce all’edificio un’aerea e fragile conclusione tardo gotica.
Le volte estradossate di tipo bizantino sono inscritte in archi inflessi (nei pennacchi che ne risultano trovano posto busti di santi), che esternamente recano grandi e frastagliate foglie mosse dal vento, alternate a busti di Profeti. In cima a ognuno di questi archi sta la statua di un santo venerato a Venezia o della personificazione di una Virtù.

 

 

 

 

 
F.O. 3° arcata - GeneraleAl centro della facciata principale corrisponde un arco più ampio, sormontato da un profilo esterno più slanciato. Nello spazio intermedio, entro un cielo stellato, vi è un leone di San Marco, riproduzione ottocentesca in ghisa di quello originale distrutto nel 1797. Questa cuspide, più significativa, è sormontata dalla statua dell’evangelista cui è consacrata la chiesa, mentre lungo il suo profilo stanno sei angeli adoranti, dalle ali dorate.
Fra un arco e l’altro sono poste delle alte edicole gotiche (quella dell’angolo nord-ovest, che contiene anche una campana, è datata 1384 e segna l’inizio dei lavori a questa parte della chiesa). Ognuna delle edicole contiene una statua: alle due estremità della facciata ovest stanno l’Angelo annunciante e la Vergine annunciata, ripetendo la disposizione delle lastre a rilievo nella parte bassa della facciata, con allusione al capodanno veneziano e alla mitica origine della città il 25 marzo 421; nelle quattro edicole della facciata occidentale stanno i quattro Evangelisti; in quelle della fiancata settentrionale i Padri della Chiesa; e a suddue santi (Antonio Abate e Paolo eremita).

 

 

Facciata ovest 2 Marco e doccioneSotto alle quattro edicole centrali del lato ovest e a quelle dei lato nord stanno delle robuste figure umane, che reggono degli otri, costrette entro l’angusto spazio delle nicchie ricavate nei pennacchi: si tratta dei cosiddetti doccioni o ‘garguglie’, che un tempo dovevano davvero convogliare l’acqua piovana dai retrostanti tetti, evocando il concetto dei Fiumi del Paradiso (altri quattro Fiumi, oggi ridotti a due, si trovavano nella parte inferiore, duecentesca, della facciata ovest). Alla stessa fase appartengono anche gli altorilievi dell’arcone attorno alla finestra centrale, dietro i cavalli: l’intradosso contiene i quattro Patriarchi dell’Antico Testamento e i quattro Evangelisti entro baldacchini, mentre sul fronte sono rappresentati, entro formelle esagonali alternate a racemi, fatti dell’Antico Testamento.

 

 

 

 

Il grosso della decorazione scultorea – in cui compare fra l’altro anche marmo di Carrara – deve essere avvenuto in concomitanza con le due documentate forniture di marmo da Lucca nel 1414 e 1419, che ci fanno conoscere anche i nomi degli artisti probabilmente a capo dell’impresa, e cioè nel 1414 Paolo e Jacobello dalle Masegne e nel 1419 Niccolò di Pietro Lamberti da Firenze.

Della prima fase dei lavori – veneziana – sono le statue nelle edicole; della seconda – toscana – il San Marco al centro della facciata ovest e soprattutto i rilievi dell’arcone centrale, pieni di citazioni ghibertiane. Fra gli scultori toscani che qui lavorarono c’è anche Nanni di Bartolo, cui sono stati attribuiti tre dei doccioni della facciata nord mentre non è confermabile che vi abbia operato Jacopo della Quercia, come è stato ipotizzato.
Quattro figure di santi (Costantino, Demetrio, Giorgio,Teodosio) cadute in un terremoto nel 1511 vengono sostituite nel 1618 da Giorgio Albanese.