Colonne e capitelli

San Marco conta oltre 500 colonne ed altrettanti capitelli, incomparabili per varietà di tipi, per bellezza di fattura, per rarità di materiale.
Accanto a qualche capitello classico del III secolo, i più belli e numerosi sono i capitelli bizantini dal VI all’XI secolo. Alcuni ripetono le forme classiche, ma i più sono tra i più interessanti prodotti dell’arte bizantina e ravennate.

Per la maggior parte si tratta di materiale di spoglio proveniente da Costantinopoli ed imitazioni o realizzazioni effettuate in età medievale. Colonne e capitelli vengono disposti all’interno della basilica, possibilmente seguendo una rigorosa simmetria di materiali e forme.
Gli spolia hanno avuto senza dubbio bisogno di ritocchi o adattamenti per la loro sistemazione, mentre la maggior parte delle basi delle colonne marciane è eseguita ex novo per la costruzione. Fusto e capitello di un’unica colonna possono essere stati creati in tempi e luoghi diversi e provenire anche da differenti contesti. Unendoli in funzione della formazione di una nuova colonna, si viene così a creare qualcosa di totalmente nuovo.

I tratti essenziali relativi alla disposizione delle colonne nell’interno di San Marco, prevalentemente dell’XI e del XII secolo, consistono in una rigorosa simmetria e corrispondenza, quando il numero dei pezzi affini lo consente.
Queste caratteristiche sono dominanti nel braccio ovest dove i fusti in marmo sono distribuiti con simmetria, secondo le venature, ad andamento verticale o orizzontale.
Regolare e simmetrica è anche la distribuzione dei capitelli nell’area presbiteriale della chiesa, mentre per le colonne si è stati costretti, forse a causa delle notevoli dimensioni necessarie, a disporre uno di fronte all’altro fusti di proconnesio di diversa venatura, e poi un fusto di marmo di Dokimeion (pavonazzetto chiaro) di fronte a uno di marmo proconnesio.

Deichmann 003-004 Nel coro, davanti ai pilastri, sono stati collocati in posizione frontale due diverse coppie di capitelli, di modo che risulti la simmetria a sinistra e a destra dell’asse e si ponga un accento particolare nell’abside, dove sono situati i capitelli con decorazione più ricca, i soli presenti nella chiesa dell’XI secolo.

Questi capitelli, insieme a quelli delle absidi laterali, appaiono subito come i più significativi, e tra questi quattro posti su colonne di verde di Tessaglia, in primo luogo per la loro tipologia, la stessa dei capitelli principali della chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli. Anche i capitelli dell’abside laterale sud sono opere costantinopolitane dell’XI secolo, mentre quelli dell’abside principale e di quella laterale nord sono copie medievali dello stesso tipo: si possedevano, dunque, solo due capitelli di spoglio e si è dovuta eseguire copia degli altri sei per avere colonne uguali in tutte e tre le absidi. E’ ipotizzabile che i due capitelli di spoglio siano stati acquistati a Costantinopoli con l’intenzione di collocarli a Venezia, in un punto privilegiato della basilica. Si voleva forse disporre anche a Venezia di capitelli che nella decorazione fossero simili a quelli della chiesa principale di Costantinopoli. Probabilmente a quel tempo a Costantinopoli non è stato possibile trovare altri esemplari oltre quei due e, pertanto, è stato necessario ricorrere a copie. I capitelli imposta con volute dell’abside e quelli imposta ionici, alle pareti del braccio ovest, hanno i loro prototipi nella chiesa giustinianea di Santa Sofia.
Regolarità, alternanza degli elementi e simmetria prevalgono anche nel nartece nord e in quello ovest. In quello nord, ai muri interni si è cercato di collocare, uno accanto all’altro, solo fusti proconnesii con uguale venatura verticale; per quanto riguarda i capitelli imposta ionici, tra ciascuna delle due coppie di capitelli medievali ce n’è uno singolo del VI secolo. Nel nartece ovest, quale nartece principale della chiesa, sono stati accoppiati, addirittura più volte, capitelli imposta ionici del VI secolo e collocati in fitta sequenza accanto a coppie di altri del XII secolo, sempre su fusti simili in marmo proconnesio. Nel nartece ovest le porte laterali con colonne in pavonazzetto, sono affiancate da capitelli imposta particolarmente pregiati, con protomi di leone e aquile su globi affrontate, collocati su fusti tardoantichi di breccia bianco-nera, un marmo dell’Aquitania ma, come documentato, impiegato a Costantinopoli in ambito imperiale quale pietra particolarmente preziosa. Nelle strombature dei portali laterali sono state collocate anche colonne con capitelli increspati. Queste colonne, libere, che non sostengono ne volte ne altro, sono state erette in un secondo tempo, precisamente solo nella fase di decorazione della facciata, nel XIII secolo. Queste colonne pregiate, le cui parti potrebbero provenire dall’area del palazzo imperiale costantinopolitano, hanno lo scopo di infittire la fila delle colonne sulla parete del nartece ovest, per analogia alla fitta sequenza di colonne della facciata occidentale e, nello stesso tempo, ottenere un potenziamento rispetto all’esterno. Senza queste colonne, le superfici dei muri tra le coppie di colonne sarebbero apparse spoglie rispetto alla facciata. Il contrasto con la parete ovest del nartece, completamente priva di colonne è così maggiormente sottolineato: questo contrasto ha evidentemente origine nel proposito di dare rilevanza alla parete interna della basilica, che per prima si offre alla vista di chi entra, accentuata con l’aggiunta di altre colonne nel XIII secolo. Entrando nel nartece si dischiude una scena di grandissima monumentalità, basata sull’effetto determinato dalle colonne di breccia bianco-nera, libere, senza funzione portante, dotate di pregiati capitelli.