Storie di San Marco

Mosaici - San Marco 0Le storie del ciclo marciano trovano ampio spazio nell’ambito della decorazione musiva della basilica.
All’interno e all’esterno gli episodi della vita del Santo e del suo corpo sono presentati in tre cicli principali, con versioni iconografiche diverse.

All’interno della basilica si celebra la gloria del Santo: la stesura del Vangelo e l’evangelizzazione delle terre venete.

Troviamo il Santo isolato nel catino sopra la porta centrale d’ingresso. Questo mosaico viene eseguito nel 1545, su probabile cartone di Lorenzo Lotto, o Tiziano secondo recenti attribuzioni. Esso sostituisce il preesistente Pantocrator nella prima metà del Cinquecento. San Marco, in vesti liturgiche con le braccia aperte in atto di accogliere il fedele.

Entrando poi in basilica, dall’ingresso principale, i richiami a San Marco sono numerosi. Sulla parete interna, sopra l’ingresso principale, appare l’evangelista nella lunetta della Déesis assieme alla Vergine in funzione di intercessore dinanzi al Cristo.

 

Mosaici - San Marco 2Più accentuatamente politico-religiosa è la rappresentazione del Santo al sommo dell’abside centrale del presbiterio. Qui la sua figura funge da trait d’union con San Pietro, sulla sinistra, e Sant’Ermagora, sulla destra. Verso San Pietro tende una mano, allusiva al vangelo da lui ricevuto; verso Sant’Ermagora, in aspetto di riverente ossequio, porge il testa evangelico. Isolato rimane nell’ estrema sinistra San Nicola di Bari, anch’egli con valenza politica.
Questi sono i mosaici più antichi della basilica, dell’inizio del 1100. E’ appena finito il secolo di lotte per il primato ecclesiastico tra i due patriarcati di Aquileia e di Grado con la vittoria di quest’ultima appoggiata dalla Repubblica. Su Grado, definita la nuova Aquileia, sembrano trasferirsi le tradizioni e i privilegi della chiesa aquileiese – primo fra tutti quello della fondazione ad opera dell’evangelista San Marco, per volontà di San Pietro – di cui sant’Ermagora è il primo vescovo.
Anche San Nicola rientra in questo dialogo, seppure con prospettiva diversa. Il corpo del Santo viene trafugato da Mira di Licia tra il 1099 e il 1100. Si scatenano discussioni accese circa la sua collocazione in San Marco accanto alla tomba dell’Evangelista. Quando viene deciso di dargli sede presso il monastero del Lido, si colloca comunque, in funzione sostitutiva la sua immagine nel mosaico. Oltretutto, in questo frangente storico, pare che il patriarca di Grado debba prendere sede stabile presso la preziosa reliquia a San Nicolò di Lido, dove il novello santo diventa il suo simbolo. Col situarlo tra i mosaici accanto a San Marco, indubbio simbolo del potere dogale, si vuole manifestare a tutti che patriarca e Doge coesistono in pace nella basilica dogale.

Le valenze politiche continuano ad essere evidenti nel grande ciclo biografico di San Marco, della prima metà del XII secolo, situato nelle cappelle laterali di San Pietro a sinistra e di San Clemente a destra del presbiterio. Si tratta dello stesso soggetto raffigurato nell’attuale cappella Zen, l’antica “porta da mar” sul lato destro dell’atrio centrale.
Le differenze si percepiscono, innanzitutto nel linguaggio: nel presbiterio i mosaici assumono uno spiccato accento aulico, ben lontano dai mosaici della cappella Zen, piuttosto discorsivi e popolareggianti.
Anche le tematiche sono molto diverse. Nelle cappelle del presbiterio si insiste sull’origine apostolica tanto di Aquileia quanto di Alessandria d’Egitto, dove San Marco sarebbe stato inviato da San Pietro a predicare, a battezzare e a morire, mentre nei mosaici della cappella Zen vengono messi in evidenza, oltre a tutto ciò, i temi della divina praedestinatio di San Marco, patrono di Venezia. In ambedue i casi c’è identità circa la rappresentazione e la morte del Santo in Alessandria e la sua traslazione a Venezia. Tuttavia nelle cappelle presbiteriali si insiste sempre sul momento aulico e di Stato: accoglienza del corpo da parte dell’intero episcopato lagunare con il patriarca di Grado al centro e i sei vescovi lagunari, (Caorle, Eraclea, Equilo, Malamocco, Olivolo, Torcello), elementi non presenti nel racconto della traslatio. Il Doge stesso (Giustiniano Particiaco) con il suo seguito ricorda il mosaico dell’imperatore Giustiniano di San Vitale di Ravenna.

Altri mosaici marciani, che integrano il racconto di quelli del presbiterio vengono composti sulla volta dell’estremo vano di destra dell’atrio. E’ questo il punto in cui la “via sacra” dei cortei ducali, provenienti dal molo, si immette nella basilica: la “porta da mar“.
Solo all’alba del Cinquecento quest’area viene occupata dalla costruzione della cappella Zen, che chiude uno degli accessi più significativi.
I temi sui quali in questa zona si è voluto insistere di preferenza sono quelli riportati nella leggenda della praedestinatio del Santo. L’angelo gli appare mentre nella navigazione lagunare da Aquileia verso Roma e di qui verso Alessandria, durante il naufragio della sua nave. Ci troviamo all’altezza dell’attuale basilica di San Marco. L’angelo dice all’Evangelista che qui riposerà il suo corpo dopo la morte.
Al posto dell’attuale Piazzetta sorge all’origine il bizantino mandrachio, il porto-canale comune nei centri costieri alto-adriatici. Nel luogo in cui approda il corpo del Santo giunto da Alessandria e dove sorge la basilica, attraccano i vascelli della primitiva Venezia. E’ luogo sacro: luogo in cui la sede del potere politico, il Palazzo Ducale, trova la sua legittimazione nella volontà divina stessa nel nome del patrono dello Stato, nel nome di San Marco.
Gli episodi del martirio nella cappella Zen rispecchiano fedeli il racconto della passione di Marco (Torre di Alessandria, cioè il Faro; Il santo colpito e bastonato sulle vie della città; La decapitazione nelle praterie di Boucolis, ecc.), narrati in linguaggio popolare. Da qui entra il popolo, che legge le altre fasi biografiche della traslatio nei mosaici della Piazza.

L’ultimo episodio è dato dalla Inventio: l’enorme pagina mosaicata, accanto alla porta del Tesoro, in origine luogo di passaggio verso l’esterno e il Palazzo Ducale.

Mosaici - Inventio 1Mosaici - Inventio 2

Si tratta delle preghiere e digiuni rivolti al Signore nel 1094, per volontà del Doge Vitale Falier, al fine di conoscere il luogo dove giaceva il corpo del Santo, ignoto ormai a tutti, dopo la costruzione dell’attuale basilica, allora appena terminata. La leggenda narra che San Marco lo manifesta sporgendo il suo braccio dal pilastro, quello attualmente a sinistra, presso la cappella di San Clemente. Tra feste di nobili e di popolo, il vescovo locale e il Doge collocano definitivamente il corpo del santo sotto l’altare maggiore, dove tuttora si conserva. L’enorme mosaico, tipicamente occidentale, sia nel suo linguaggio stilistico sia per dimensioni, è preziosa pagina della Venezia della fine del XII secolo per i costumi liturgici (altare, abiti sacerdotali e ritratto del vescovo locale Domenico Contarini) e civili (Doge Vitale Falier, procuratori di San Marco, figli e figlie della nobiltà, popolani e popolane), per la descrizione della basilica presentata con i due pulpiti, con i matronei, con le cupole interne a scodella, antecedenti le duecentesche cupole lignee esterne a lastre di piombo.

FACCIATA PRINCIPALE

All’esterno nella facciata principale vengono raffigurati gli ultimi episodi che riguardano il Santo. I mosaici vanno letti a partire dal primo sottarco sopra il portale a destra, in cui è raffigurato il Recupero del corpo di San Marco (1660 c.a.) da parte dei Veneziani Buono da Malamocco e Rustico da Torcello, nell’828 ad Alessandria d’Egitto, dove il santo ha trovato sepoltura dopo il martirio. In successione, verso sinistra, sopra gli alti portali, si vedono: l’Arrivo del corpo di San Marco a Venezia (1660 c.a.), l’Accoglienza da parte del doge della Signoria (1728-29 c.a.), il Trasporto processionale del santo in basilica, unico mosaico antico, del XIII secolo, dato che gli altri, pur rispettando l’antica iconografia, sono rifacimenti tardi del XVII e XVIII secolo.
ll registro inferiore dei mosaici celebra la Presenza delle reliquie di San Marco a Venezia e in basilica.