Le colonne del Ciborio

Altar maggiore 2Al centro del presbiterio della basilica è posto il ciborio, il luogo più sacro della basilica, che racchiude l’altare maggiore dove è posto il sarcofago marmoreo con il corpo di San Marco qui spostato dall’antica sede in cripta.

Il ciborio di marmo verde antico è sorretto da quattro colonne impreziosite ed istoriate con episodi tratti dai vangeli canonici ed apocrifi.
Esse riportano novanta scene, ciascuna commentata da un’iscrizione incisa. La colonna posteriore a sinistra riporta episodi della vita della Vergine; la colonna anteriore sinistra episodi della vita della Vergine e di Gesù, le colonne posteriore e anteriore destra episodi della vita di Gesù.
Le quattro colonne sono state la centro di un dibattito riguardante principalmente la loro datazione e provenienza che non è stato ancora risolto.

 

Il ciborio viene eretto sopra l’altare maggiore della basilica di San Marco, dove si trova tuttora, in un momento ancora imprecisato della prima metà del XIII secolo, probabilmente negli anni venti.
Sul bordo verso i fedeli sono poste le statue del Cristo tra San Marco e San Giovanni, mentre dietro verso l’abside il Redentore tra San Marco e San Luca, opere del XIV-XV secolo.

Il dibattito sul ciborio ha riguardato principalmente la datazione e la provenienza delle quattro colonne preziose colonne utilizzate a sostegno delle volte del baldacchino. I bassorilievi che le ornano, pur differenti per taluni aspetti, sono sostanzialmente unitari e non possono provenire che da un unico centro di produzione, anche se realizzati da artisti di diverso valore. Più volte reimpiegate, le antiche colonne, rappresentano uno dei più significativi esempi di opere scultoree figurative protobizantine giunte fino ai nostri giorni, sia per la ricchezza dei cicli mariologici e cristologici, sia per la straordinaria qualità della manifattura.
I quattro fusti monolitici, di marmo docimeno e pentelico, lavorati a coppie da un Maestro eccellente e da aiutanti di minor valore, sono suddivisi in nove comparti separati da strisce orizzontali, a loro volta articolati in nove archetti ospitanti una o più figure in altorilievo.
Lo sfondo scuro delle nicchie dona alle scene una plasticità quasi totale. Nelle 324 nicchie si contano, complessivamente, 108 scene a una o più figure, che riproducono la vita della Vergine, la vita e la passione di Gesù Cristo: ben rappresentati in più cicli dettagliati, disposti in sequenza orizzontale nel senso della lettura o in verticale, sono singoli episodi tratti dai Vangeli canonici e da quelli apocrifi.

Ciborio 1La colonna dietro a sinistra riporta trenta scene della vita di Maria, dal Sacrificio di Gioachino fino al Consulto dei sacerdoti sul futuro della Vergine dodicenne, per la cui realizzazione lo scultore si tenne fedelmente alle descrizioni della versione greca del protovangelo apocrifo di Giacomo.
Con l’Annunciazione di Maria ha inizio la sequenza di ventisei scene della colonna davanti a sinistra che propone vicende tratte dalla giovinezza di Gesù e, tra gli altri, diversi racconti di miracoli e guarigioni. Tali episodi, raffigurati con straordinaria vivacità, rimandano da un lato al protovangelo apocrifo di Giacomo e dall’altro ai Vangeli canonici, soprattutto il libro di Giovanni.
Il ciclo scultoreo continua sulla colonna dietro a destra con ventotto scene raffiguranti gli insegnamenti e i miracoli di Gesù così come sono narrati nel Vangelo di Luca.
La colonna davanti a destra illustra infine le ventiquattro scene della passione di Gesù Cristo.
Di particolare rilievo, è la straordinaria rappresentazione della Crocifissione, dove al posto della figura di Cristo è collocato il simbolo dell’Agnello mistico.

 

Un confronto a livello stilistico con gli avori dell’lmpero Romano d’Oriente e con le sculture del VI secolo custodite ancora oggi a Istanbul consente di datare l’opera al tempo dell’imperatore Anastasio I (491-518). Le iscrizioni latine incise nelle strisce, spesso fuorvianti per l’interpretazione, vengono inserite soltanto all’epoca del riadattamento del gruppo scultoreo nella nuova sistemazione a Venezia nel XIII secolo.

Il ciborio è di fatto il cuore della basilica e raggiunge il massimo della sua valenza comunicativa, quando in occasione della ricorrenza della festività in onore del santo il sarcofago con le sue reliquie è liberato dalle grate che lo racchiudono, coperto di rose rosse e la Pala d’oro riluce rivolta ai fedeli.