Dopo la conquista di Costantinopoli nel 1204, Venezia ha l’opportunità di disporre di una grande quantità di marmi preziosi appartenenti ad edifici sacri e profani della capitale dell’impero romano d’oriente.
A San Marco giungono moltissimi manufatti in marmo che vanno a decorare le facciate e l’interno della basilica.
I marmi più vari vengono utilizzati in funzione simbolica, a seconda delle loro caratteristiche e del loro colore.
Gli elementi marmorei sono un aspetto estremamente interessante nell’ambito della decorazione della basilica sia che riguardino i rivestimenti che gli arredi liturgici. La maggior parte di questi pezzi è materiale di reimpiego e proviene per lo più da edifici di Costantinopoli o da regioni ad essa collegate. L’importazione a Venezia di questi manufatti è documentata a partire dal lX secolo, ma è in seguito alle vicende della Crociata del 1204 che l’afflusso dei marmi si fa più massiccio.
Nel programma della decorazione di San Marco viene seguito il criterio tardoantico, che tiene conto, per i materiali marmorei, anche delle loro caratteristiche di colore e composizione, utilizzati in funzione simbolica. I marmi sono usati per sottolineare determinate funzioni o l’importanza di certi spazi, seguendo una prassi che dalla tarda antichità sopravvive nella tradizione simbolico-decorativa dell’lmpero bizantino e in parte anche nel Medioevo occidentale.
La pietra più preziosa è il porfido rosso, legato alla simbologia imperiale dall’età tardoantica, associato alla porpora, sostanza e colore simbolo di regalità e divinità. Di questo marmo sono composti, tra gli altri, il gruppo dei Tetrarchi (facciata sud) e la tribuna del doge (interno). All’epoca in cui i Veneziani costruiscono San Marco, la porpora, e di conseguenza il porfido, sono legati a una forte simbologia imperiale e divina propria dell’Impero bizantino: trovarsi di fronte a un manufatto di porfido significa avere un oggetto legato a una committenza imperiale. In San Marco l’uso del porfido è legato a quelle sistemazioni che servono a sottolineare la grandezza politica e la gloria di Venezia, senza alcuna implicazione religiosa: il gruppo dei Tetrarchi nell’angolo del Tesoro a evidenziare l’ingresso verso il palazzo ducale, le colonne poste come decorazione della porta centrale della facciata ovest della basilica quasi come un arco trionfale, o agli angoli della facciata stessa, come a delimitare uno spazio regale.
All’interno della basilica gli unici elementi in porfido si trovano nel cosiddetto “ambone” meridionale, in origine la tribuna del doge, altro simbolo di potere. A volte, in mancanza di porfido, è stato utilizzato il marmo iassense, di colore rosso scuro venato di bianco, in particolar modo per i rivestimenti parietali, solo con intenti decorativi. Un altro marmo prezioso con macchie violacee o rossastre, il marmo docimio o pavonazzetto è presente sempre in posizione privilegiata, come le colonne poste nell’ abside.
Secondo la gerarchia dei marmi imperiali, dopo il porfido seguono i marmi verdi (come il serpentino, usato in San Marco per piccoli oggetti o il verde di Tessaglia), poi il bianco e nero di Aquitania. Il verde di Tessaglia e bianco-nero di Aquitania sono usati in ambito imperiale per sarcofagi e lastre di rivestimento. In San Marco la breccia di Aquitania è presente sotto forma di fusti di colonna, a decorare le porte del nartece o il portale principale della facciata ovest o quello della facciata meridionale; la breccia verde di Tessaglia, più diffusa, è usata, oltre che per fusti di colonna, anche per lastre di rivestimento, elementi di arredo liturgico, come l’ambone settentrionale, utilizzato per le letture liturgiche, e il ciborio dell’ altare; è poi presente una mensa d’altare in verde di Tessaglia come rivestimento parietale della facciata settentrionale e una lastra, forse di sarcofago, sempre nello stesso marmo, e inserita nel muro del Tesoro.
Infine i marmi venati vengono usati in funzione decorativa sfruttando la disposizione delle venature stesse: ad esempio le colonne in proconnesio, marmo bianco con venature grigiastre, sono disposte in modo da rispettare corrispondenza e simmetria in base alla disposizione orizzontale delle venature.
Per quanto riguarda i rivestimenti parietali, le lastre sono tagliate in modo tale che le venature formino decorazioni geometriche. Esempi chiari si notano nel rivestimento interno dove le venature delle lastre formano ampie fasce a “zig-zag” o losanghe disposte in senso verticale od orizzontale.