Il pavimento tessulare

Pavimento vedutaIl pavimento marmoreo riveste fin dall’origine tutta l’area della basilica come un grande tappeto orientale caratterizzato da diversi tipi di lavorazione.
Tra tutti prevale l’opus sectile, dove i pezzi di marmo accostati formano le figure geometriche più varie.
Sono presenti anche figure di animali (pavoni, aquile, colombe, galli, volpi) che si rifanno ai significati simbolici dei bestiari medievali.
Il pavimento sottolinea, sia nell’atrio che nell’interno, i punti focali della struttura architettonica.

Questo preziosissimo manufatto ha subito nel corso dei secoli continui restauri e rifacimenti, con moltissime sostituzioni dovute alla fragilità del materiale e all’usura a cui è da sempre sottoposto.

Il pavimento della basilica di San Marco è un vero e proprio tappeto marmoreo che si estende per ben 2099 metri quadrati.
Seguendo i presupposti dell’architettura religiosa bizantina, anche per San Marco è stato rispettato il principio della bipartizione tra zona terrena (pavimento e pareti) e parte celeste (volte e cupole) la cui destinazione e funzione sono sottolineate dal diverso materiale di rivestimento delle murature.
La parte superiore dell’edificio assume una connotazione vistosamente celeste e metafisica, per la luce prodotta dalle tessere di vetro a vari colori o a foglia d’oro, simboleggianti la luce paradisiaca. La zona inferiore, invece, sottolinea la natura terrena per la consistenza del marmo delle pareti (ricco di colori, ma spenti, e di segni geometrici) e del pavimento.

Convivono nel pavimento marciano l’opus sectile (ottenuto dall’accostamento dei pezzi di marmo di vari colori che formano le geometrie più varie) e l’opus tessellatum (ottenuto da piccolissimi pezzetti di marmi o di vetri in grado di dar vita a figure floreali o animalistiche) con netta prevalenza in San Marco del primo sul secondo.
Entrambe le tecniche hanno origine nell’antichità, come è documentato da Varrone, Vitruvio e Plinio. La compresenza delle due tecniche nella basilica marciana ci testimonia l’ampia disponibilità di mezzi del ducato non solo per l’accaparramento di marmi preziosissimi, ma anche per garantirsi la mano d’opera di artigiani che, con ogni probabilità, come gli architetti e i mosaicisti, vengono fatti venire a Venezia da Costantinopoli o dalla Grecia bizantina.
L’insieme del pavimento nasce dall’accostamento di vari pannelli di dimensioni diverse e con motivi geometrici e figurati; altre superfici in zone assai illuminate, come quelle sottostanti le cupole della Pentecoste e dell’Ascensione, sono rivestite da grandi lastre di marmo greco proconnesio, uno dei primi marmi ad essere tagliato in lastre.

 

L’organizzazione delle geometrie è regolare e la dislocazione rispetta possibilmente i principi della simmetria.
La navata centrale si presenta con una successione di ampie decorazioni piuttosto lineari.
Presso l’entrata è posto un grande rettangolo decorato a spina di pesce che include un rettangolo centrale minore con decorazione analoga. Procedendo verso il presbiterio troviamo un secondo grande rettangolo che comprende due file di rombi e rote (“ruote”) policrome, intervallate da quattro quadrati che si alternano a tre rombi.

Pavimento nordI bracci del transetto contengono due quadrati: in quello settentrionale sono incluse decorazioni di cinque rote bizantine maggiori e quattro minori interposte tra l’una e l’altra.

 

 

 

 

 

Pavimento sudIn quello meridionale un tappeto a losanghe con cornice è seguito, verso sud da quattro rote bizantine.

 

 

 

 

 

 
Pavimento pavoniIn questo schema rigorosamente geometrico si trovano sui margini, animali simbolici ed elementi floreali, tra cui si impongono, per preziosità cromatica e raffinatezza esecutiva, le due coppie di pavoni della navatella destra, o meridionale, conservate quasi integre.

 

 

 

 

Nell’arco alto-adriatico sono numerosi gli esempi di pavimenti musivi, ma quello di San Marco si impone per grandiosità, preziosità e rarità dei marmi orientali, occidentali e nordafricani utilizzati, come pure per lo splendore degli smalti e per varietà di scene desunte dal simbolismo e dalla letteratura medievale o ispirate da stoffe orientali e occidentali.
Il tutto è basato su un programma iconografico assai complesso per noi, ma di più facile intuizione per l’uomo del Medioevo.