Il Tesoro

Il Tesoro della Basilica è conservato nell’antiche stanze tra la chiesa e il palazzo ducale, cui si accede attraverso una porta del transetto meridionale impreziosita da un mosaico del XIII secolo che, a ricordo dell’incendio del 1231, raffigura due angeli che sorreggono il Reliquiario della Croce miracolosamente rimasto intatto.

Un piccolo vestibolo introduce, a sinistra, nel Santuario e, a destra, nel Tesoro vero e proprio.

Il Tesoro di San Marco è una raccolta, costituitasi nell’arco di più di nove secoli, in cui sono conservate opere di eccezionale valore realizzate in un arco temporale che va dal 400 avanti Cristo agli anni sessanta del ‘900. Molte di queste opere sono pervenute in qualità di doni da parte di imperatori e re, di papi, cardinali e patriarchi, di dogi, procuratori, nonché frutto di saccheggi e pegni non onorati. È possibile ricostruirne, seppur parzialmente, la storia a partire dal 13 gennaio del 1231, giorno in cui il fuoco distrusse completamente il locale che lo custodiva, lasciando indenni soltanto quattro reliquiari inviati da Costantinopoli a Venezia dal doge Enrico Dandolo nel 1204. Si tratta dei reliquiari del Preziosissimo Sangue, della Croce di Cristo, della Testa di San Giovanni Battista e del Braccio di San Giorgio, i quali conservano tuttora la montatura bizantina all’interno degli ostensori nei quali furono rinchiusi durante il medioevo.

La conservazione e l’incremento del Tesoro erano affidati ai Procuratori di San Marco, i quali, a partire dal 1283, diedero inizio alla serie degli inventari che ne documentano acquisizioni e vicende. Loro era il compito dell’esposizione degli arredi sacri sull’altar maggiore nelle solenni festività, loro la cura e l’esposizione delle Reliquie in ricorrenza delle feste dei Santi. Custodito in un locale ‘blindato’, chiuso da tre pesanti porte, le cui chiavi erano affidate ciascuna ad un procuratore diverso, veniva aperto solo al cospetto di importanti personalità politiche e su preciso ordine del Senato, seguendo un rigidissimo cerimoniale. Al suo interno erano custodite non soltanto opere sacre ma anche profane e di uso corrente, come ad esempio il corno ducale d’oro massiccio tempestato di pietre preziose, la spada ducale e le lunghe trombe d’argento che precedevano il doge nelle processioni, le dodici corone e i dodici pettorali delle cosiddette «Marie», le corone di Cipro e di Creta, le pietre preziose dei Paleologhi, dei Medici e degli Sforza, di Enrico III e del cardinale Domenico Grimani. La ricchezza e l’abbondanza di oro e argento che vi si custodivano erano note, ma alla caduta della Repubblica nel 1797, la Municipalità provvisoria ne ordinò il saccheggio, esteso peraltro a tutte le chiese della città, per il pagamento dei contributi di guerra dovuti ai Francesi. Il danno subito è inestimabile: dal Tesoro di San Marco e dalla Scuola dei Mascoli vennero ricavati 537 chili d’oro e d’argento, mentre le pietre preziose rimosse dai paramenti e dagli arredi sacri furono stimate 300.000 ducati.

Quanto rimase venne ulteriormente impoverito dalla vendita di pietre e perle preziose tra il 1815 e il 1819 allo scopo di finanziare i lavori di restauro della basilica.

Ora il Tesoro di San Marco riunisce 283 pezzi in oro, argento, vetro e altri materiali preziosi di varia provenienza suddivisibili in quattro sezioni principali:

  • Oggetti appartenenti all’Antichità e all’Alto Medioevo, tra cui le due bellissime lampade in cristallo di rocca scolpito a forma di pesce e le due anfore con i manici a forma di animale, ciascuna ricavata da un unico blocco di preziosa agata orientale;
  • Oggetti di oreficeria bizantina dei secoli attorno al Mille: calici e patene in pietra dura con montatura in oro e argento ornata di smalti cloisonnes, presenti anche nelle due icone portatili con l’immagine di san Michele Arcangelo;
  • Oggetti appartenenti all’arte islamica eseguiti fra il IX e il X secolo, fra i quali spiccano la splendida Coppa in vetro turchese con animali stilizzati in rilievo e montatura in argento dorato con pietre dure incastonate, il Bricco del Califfo al-’Azīz Bi-llāh e l’Ampolla degli arieti, realizzate in cristallo di rocca e argento dorato.
  • Oggetti di provenienza e lavorazione occidentale, tra cui il celebre Bruciaprofumi a forma di piccolo edificio a pianta centrale sormontato da cinque cupole e molti altri pezzi di oreficeria in cui viene soprattutto esaltata la lavorazione a filigrana.

Sulla parete sud della stanza del Tesoro sono posizionati due paliotti d’altare, tuttora usati nelle celebrazioni officiate dal Patriarca: il Paliotto di San Marco della fine del XIII secolo, e il Paliotto di Papa Gregorio XII del XV secolo, proveniente dalla chiesa cattedrale di san Pietro di Castello.

Per ultimo ricordiamo il trono-reliquiario di San Marco in alabastro calcareo di lavorazione alessandrina, forse del VI secolo, giunto a Venezia da Grado, al cui patriarca Primigenio era stato donato dall’imperatore Eraclio nel 630.