Campanile

Il Campanile di San Marco, alto 98,6 metri, è composto da una canna laterizia a pianta quadrata di 12 metri di lato, alta 53,75 metri, sopra la quale si impostano la cella campanaria e la cuspide, coronata da una statua dell’Arcangelo Gabriele.

La storia del Campanile di San Marco ha inizio nell’888, quando il doge Pietro Tribuno ordina la costruzione di una torre di guardia a difesa del centro politico della città. Questa prima torre, probabilmente insufficiente allo scopo, viene abbattuta nel 910, edificando al suo posto una torre di maggiori dimensioni con duplice funzione di faro per i naviganti e di campanile per la città.

Le fondazioni vengono rinforzate costipando il terre­no con pali delle dimensioni di 26 cm di diametro e di 1,5 m. di lunghezza battuti “a rifiuto”, sopra i quali viene posto un duplice tavolato di rovere di 12 centimetri per strato, sormontato da una base in pietra di 12 metri di lato e 5 metri di altezza. È su questa fondazione che si svilupperà e crescerà, sopravvivendo per quasi 1000 anni, “el paron de casa”, fino al suo crollo il 14 luglio del 1902.

I lavori procedettero a rilento: finite le fondazioni nel 912, soltanto negli anni 939-942, sotto il dogado di Pietro Partecipazio, ebbero inizio i lavori in elevazione, che si concluderanno fra il 979 e il 991 fino al livello della cella campanaria durante il dogado di Tribuno Memmo.

Per i successivi 150 anni il campanile non sembra aver subito variazioni di rilievo, ma sotto il dogado di Domenico Morosini negli anni 1148-1156, viene innalzato fino ad un’altezza di 60 metri.

È durante il dogato di Vitale Michiel II, negli anni 1156-1172, che venne edificata la cella campanaria ad opera di Niccolò Barattieri e Bartolo­meo Malfatti (o Malfatto) sopra la quale verrà eretta una cuspide in legno rivestita di rame dorato.

Certo a quei tempi non era possibile prevedere l’effetto che avrebbe avuto sui fulmini quella la cima a punta ricoperta di rame posta su un’alta torre isolata: gli studi di Benjamin Franklin vedranno la luce solo nel corso del ‘700, così il campanile di San Marco divenne un’attrazione irresistibile per fulmini e saette. La lunga serie di dolorose ferite al quale verrà sottoposto nel corso della sua lunghissima vita ha inizio, per quanto si sa dalle cronache, il 7 giugno del 1388, quando un fulmine lo colpisce incendiando la cuspide e lesionando il muro rivolto ad ovest.

Il 24 ottobre del 1403, durante i festeggiamenti per la vittoria di Carlo Zen sui genovesi, la cuspide prese nuovamente fuoco a causa di una luminaria accesa, e nel 1489 viene divelta da una saetta, che squassò pesantemente la torre. Riparato alla meglio, e coperto da un semplice “tettuccio di tavole” il campanile affrontò il terribile terremoto del 26 marzo 1511, che provocò una nuova fessurazione nella cella campanaria, a causa della quale viene vietato il suono delle campane. Viene restaurata da Pietro Bon, il quale, irrobustite tutte le murature, realizzò la cella campanaria sormontata da una nuova cuspide dorata, sopra la quale il 6 luglio 1513 venne posta la statua in legno, rotante, dell’Angelo, rivestita di rame dorato, con funzione di segnavento.

Mel luglio del 1542, vi si accostò la Loggetta, progettata da Jacopo Sansovino, eretta come ritrovo per i nobili, davanti all’entrata del Palazzo Ducale, alla quale, nel corso del Seicento verrà aggiunto il podio antistante.

I fulmini si susseguono con insistenza: terribile quello del 1 giugno del 1582 che lo colpì ancora ina volta, incendiando anche le botteghe lignee che lo circondano alla base, e durante il terremoto del 10 luglio 1591 il campanile oscillò a tal punto che le campane suonarono da sole.

Amato da tutti e visitato dalle più alte personalità di ogni epoca il Campanile ospitò dal 21 al 24 agosto 1609 i Galileo Galilei, impegnato nella presentazione al doge del suo cannocchiale.

Negli anni successivi i fulmini lo colpirono con frequenza, tanto che nel 1653 si rense necessario un nuovo restauro, questa volta ad opera di Baldassarre Longhena; ma anche tale intervento poco valse contro la violenza delle saette. Particolarmente dolorosa fu quella del 23 aprile 1745 che ne squarciò l’angolo verso la Torre dell’Orologio; le macerie, precipitando, colpiscono quattro passanti e il loro cagnolino. Il monumento, oramai, non offriva più alcuna garanzia di stabilità. Attorno al “grande ammalato” si riuniscono le migliori menti del tempo: fra questi il matematico Bernardino Zendrini e il marchese Giovanni Poleni. La struttura venne puntellata, rinforzata e consolidata, ma i fulmini lo colpirono ancora nel 1761 e nel 1762. Finalmente il 18 maggio 1776 l’abate Giuseppe Toaldo (Pianezze 1719, Padova 1797) teologo, astronomo e geologo dell’Università di Padova, collocò un parafulmine sulla cuspide, con grande meraviglia della città intera, da allora le scariche atmosferiche non produssero più alcun danno.

Alla caduta della Repubblica, nel 1797, la Municipalità Provvisoria ordinò che tutti le sculture raffiguranti leoni venissero distrutte: anche i due leoni che ornavano sulle facciate a Nord e a Sud ornavano il dado soprastante la cella campanaria subirono tale sorte.

Nel 1818 l’Angelo dorato manifestò preoccupanti segni di cedimento, ostacolandone la rotazione fino all’impedimento. Nel 1822 venne sostituito da una nuova statua realizzata su disegno di Luigi Zandomeneghi ed eseguita da Giovanni Casadoro e Andrea Monticelli.

Durante le dominazioni straniere il campanile non ricevette alcuna attenzione e cura; quando nel 1874 si demolirono le ultime botteghe che lo circondavano, venne alla luce il suo preoccupante degrado.

Dal 1885 l’architetto e archeologo Giacomo Boni, con il capomastro addetto all’Ufficio Regionale per la Conservazione dei Monumenti del Veneto Luigi Vendrasco, segnalarono a più riprese le sue pessime condizioni. In particolare Bon, in una relazione intitolata Il muro di fondazione del Campanile di San Marco, espresse grande preoccupazione per la fragilità del Monumento, sostenendo che “le fondazioni sarebbero state sufficienti per un Campanile alto appena due terzi dell’attuale”.

In un susseguirsi di pareri e opinioni, lavori iniziati e interrotti, sopralluoghi, verifiche e ripicche, il Campanile lentamente ma inesorabilmente si avviò verso la sua fine. Cadde il 14 luglio 1902, collassando su sé stesso senza mietere vittime, solo, in una piazza deserta, vietata al pubblico e presidiata dalle forze dell’ordine. Una morte annunciata alla quale nessuno era stato in grado di opporsi.

Venne ricostruito “com’era e dov’era” e inaugurato il 25 aprile, festa di San Marco, del 1912, fra canti e festeggiamenti. Nel 1932 si montò un ascensore all’interno della canna, che da allora consente di raggiungere la cella campanaria in 30 secondi.