La storia

E’ solo a partire dalla seconda metà del ‘500 che gli strumenti musicali (oltre all’organo) assumono un ruolo stabile nelle funzioni liturgiche In questo periodo c’è una particolare predilezione per gli strumenti a fiato nella basilica di San Marco
E’ l’inizio di una nuova concezione musicale che mette sullo stesso piano le due realtà tecniche del canto e della musica strumentale. In San Marco si sperimentano le molteplici combinazioni strumentali e vocali; in primo piano troviamo Andrea Gabrieli, il quale, giungendo ad un’evoluta scrittura policorale, riesce ad equiparare il linguaggio strumentale a quello vocale.

APPROFONDIMENTI

La storia della civiltà musicale veneziana corre parallela alla storia della cappella musicale di San Marco e alla vita culturale che in essa si sviluppa.
Dopo la consacrazione della basilica, nel 1094, la prima notizia significativa in ambito musicale è datata 8 giugno 1316, anno di stesura di un documento in cui si legge: “Desemo a Maestro Zucchetto ducati 10 per conzamento degl’organi grandi de San Marco li quali era vastadi“. Questa data segna l’inizio della “prima epoca” musicale della basilica contraddistinta dalla presenza di quattordici organisti. Nel 1489 Fra Urbano colloca l’organo di sinistra, detto primo organo, e Francesco Dana lo inaugura il 20 agosto 1490.
Questo breve periodo, considerato comunemente “seconda epoca“, è caratterizzato dalla presenza contemporanea di due organisti, a cui, nel 1491 si aggiunge l’importante figura del Maestro di Cappella, il fiammingo Pietro de Fossis, che ha anche il compito di istruire i cantori. E’ l’inizio della cosiddetta “terza epoca.

La Cappella di San Marco, su volontà del governo veneziano con decreto dei “pregadi” del 18 giugno 1403, è anche scuola musicale.
Inizialmente vengono ammessi “otto putti veneti diaconi” per imparare “a cantar bene” con il dono di un ducato al mese.
Con la morte del maestro fiammingo avvenuta nel 1527 l’onere di istruire i cantori passa al suo successore Adriano Willaert, che se ne occupa personalmente fino al 1562. Il luogo assegnato alla scuola è la cappella di San Teodoro.
Una seconda scuola di canto viene istituita nel 1577 al servizio della chiesa, presso il Seminario di San Marco. Aperta nel 1580 la sua sede è il palazzo del Primicerio.
Nel 1591 il seminario ducale venne trasferito in Sant’Antonio di Castello nella fabbrica detta Spedale di Messer Gesù Cristo.
Nel frattempo Baldassare Donato, già maestro di canto, viene nominato Maestro di Cappella in San Marco. Il Donato, nelle clausole riguardanti la sua elezione, ha l’obbligo di insegnare ai chierici del seminario il canto figurato, il canto fermo e il contrappunto. Le due scuole sono molto attive e contano ottimi allievi. L’una per gli “zaghi di chiesa” e l’altra per gli “allievi del seminario ducale” formano cantori, suonatori e compositori, ambiti da tutto il mondo musicale del tempo.

I più famosi allievi di Adriano Willaert non sono veneziani: Cipriano de Rore è fiammingo, Gioseffo Zarlino chioggiotto, Costanzo Porta di Cremona, Claudio Merulo di Correggio, Francesco della Viola di Ferrara e Andrea Vicentino di Vicenza.
Due geniali compositori, veneziani di nascita: Baldassare Donato e Andrea Gabrieli, si pongono a capo della nuova “Scuola veneziana” e seguono un indirizzo fortemente innovativo.
Zarlino, che non vede favorevolmente la sua didattica, opera in modo da sciogliere la Cappella piccola, nella quale proprio Donato porta avanti le nuove idee musicali. Il conflitto tra il Maestro di Cappella Zarlino e Donato scoppia clamorosamente e pubblicamente nella sagra di San Marco, solenne giornata di festività, con la dimostrazione dei cantori e la loro ribellione alle disposizioni superiori.
La vivace opposizione di Baldassare Donato prosegue con l’attività di un suo epigono, Giovanni Croce, da lui stesso istruito al canto e alla composizione. L’opera crociana si sviluppa sotto l’impronta del maestro soprattutto nella scrittura madrigalistica, mottettistica e per doppio coro. A otto anni nel 1565 viene presentato come contralto per essere accolto nella Cappella marciana, allora sotto lo Zarlino. In qualità di cantore usufruisce dell’insegnamento della musica dato ai ragazzi nella Cappella piccola di Donato. All’età di dodici anni assiste al citato incidente tra il suo maestro e Zarlino. Nel 1594 viene nominato vice maestro su suggerimento del Donato, passato intanto a condurre la Cappella dopo la morte dello Zarlino.
Il Doge Marino Grimani, alla scomparsa di Donato, vuole un successore energico e severo, che sarà individuato proprio nella persona del Croce.

L’altro caposcuola, Andrea Gabrieli, opera col Donato in favore di un’evoluzione del pensiero musicale. Il Gabrieli tiene lezioni di organo e di composizione a San Geremia. In seguito con la nomina in San Marco si stabilisce a San Samuele, dove continua l’importante attività didattica.
Per una curiosa coincidenza i tre musicisti, che operano sulla scia di Donato e di Andrea Gabrieli, si chiamano tutti e tre Giovanni: Croce, Bassano e Gabrieli. La vitalità della corrente che questi tre musicisti rappresentano opera una serie di pressioni sull’ambiente veneziano, tanto che costringono Cipriano de Rore, il nuovo maestro fiammingo eletto nella basilica di San Marco, a lasciare l’incarico ed a passare al servizio di Ottavio Farnese, duca di Parma e di Piacenza. La stessa situazione si verifica con Claudio Merulo, che nell 1584 deve trasferirsi a Parma con la famiglia.
Zarlino, comunque, rimane una figura carismatica dell’ambiente musicale veneziano, che rappresenta con grande autorità sia ufficialmente sia nella sua attività di compositore e di teorico.
La “quarta epoca” musicale della basilica, caratterizzata da un Maestro, un Vice Maestro e due organisti, raggiunge il suo massimo splendore con Claudio Monteverdi, che abbandona la corte mantovana per sostituire Giulio Cesare Martinengo nel 1613. In San Marco egli si adopera attivamente per migliorare l’attività della Cappella, e molto scrive appositamente per essa, senza per questo rinunciare a commissioni fatte da altri centri musicali veneziani. I successori di Monteverdi svilupparono le sue intuizioni e tutto il XVII secolo si svolse avendo il musicista cremonese come punto di riferimento irrinuciabile.
La “quinta epoca” caratterizzata da un forte presenza strumentale all’interno della basilica si apre con il nuovo secolo. Principali operatori sono Antonio Lotti e Antonio Biffi, ma compositori del calibro di Benedetto Marcello e soprattutto di Antonio Vivaldi non sono lontani e fanno sentire la loro importante influenza. Caratteristica dei musicisti della cappella sarà sempre più la sperimentazione di nuovi ambiti sonori in anticipo sui tempi. Il secolo si conclude sotto la guida di un maestro e compositore di grande fama Baldassarre Galuppi detto “il buranello”.
La caduta della Serenissima, nel 1797, vede un forte ridimensionamento dell’importanza della Cappella. Pur rimanendo una vivacissima compagine, caratterizzata sempre da una produzione instancabile di nuove musiche, la Marciana diventa cappella patriarcale e la nuova gestione curiale non sempre si dimostra generosa nei confronti di questa antica e gloriosa istituzione. Il XIX trascorre tra restrizioni di ogni tipo. L’orchestra si riduce gradualmente fino a scomparire alla fine del secolo e la cappella viene privata della voci acute. Con Antonio Buzzolla, attivo in basilica dal 1850 al 1870, inizia la “sesta epoca” caratterizzata da un desiderio di ritorno al passato e da un graduale ma inesorabile rifiorire della musica a cappella accompagnata dal solo organo. Nel 1890 viene aggiunta una formazione di voci bianche che permette l’esecuzione delle antiche musiche cinquecentesche. Anche qui, come in tutta Europa, viene riscoperto il fascino del gregoriano, e i nuovi compositori, primo fra tutti il giovane Lorenzo Perosi, attivo a S. Marco dal 1894 al 1898, propongono un nuovo modo di scrivere musica, più austero e più vicino all’antico patrimonio monodico cristiano.

La particolare posizione geopolitica di Venezia, la continua serie di scambi con le varie culture europee e mediterranee, ha reso la Cappella di San Marco un punto di riferimento universalmente riconosciuto per un lungo lasso di tempo, il che contribuì indiscutibilmente a rendere la Serenissima una delle capitali mondiali della musica. Dalla seconda metà del ‘500 fino a buona parte del ‘700 Venezia fu una capitale della musica se non “la Capitale”.
Ma la funzione propositrice di idee sempre nuove, rimarrà anche in seguito una costante della Cappella Marciana. Questa singolare formazione è una delle poche rimaste in Italia ad eseguire regolarmente polifonia di pregio durante l’ufficio liturgico, in continuità con la propria tradizione.
Da secoli essa presenzia regolarmente alle più importanti funzioni della Basilica senza soluzione di continuità e questo patrimonio culturale, questo modus cantandi si perpetua in uno stile inconfondibile che si alimenta continuamente sotto le volte di San Marco alla fonte del carisma dell’Evangelista artista.
La Cappella Marciana è uno dei simboli viventi della tradizione musicale occidentale. Consci di questo, i suoi maestri, a partire dal XIX secolo, hanno iniziato un’opera di recupero del patrimonio più antico, nato anche all’interno di essa, con l’intento di restituire a mantenere vivo l’enorme bagaglio che ci consegna il passato. Chi frequenta la Basilica oggi, può ascoltare musica scritta a partire da otto secoli fa fino ad arrivare a quella di poche settimane di vita.
Attualmente: Maestro di Cappella è Marco Gemmani, Primo organista Pierpaolo Turetta.